REGENERATION
STORIES


Glaciologa – Prof. associato all'Università degli Studi di Milano
IL GHIACCIO CHE SCORRE VIA: LA FRAGILE EREDITÀ DEI GHIACCIAI

C'è qualcosa di antico e potente nei ghiacciai. Per millenni, sono rimasti lì, immobili solo in apparenza, mentre il tempo li attraversava e il mondo intorno a loro cambiava. Oggi, però, non sono più testimoni silenziosi: stanno scomparendo, fondendo sotto i nostri occhi e scorrendo via nei torrenti che discendono a valle.
I crepacci si allargano, la superficie si assottiglia, il bianco brillante si scurisce, segnato dal tempo e dalle impurità trasportate dal vento. Il ghiaccio, che per secoli ha custodito la memoria della Terra, si trasforma in acqua e scompare, portando con sé la sua storia.
Ma cosa ci sta dicendo questo cambiamento? E siamo pronti ad ascoltarlo?
LA TRASFORMAZIONE DI UN GIGANTE
I ghiacciai delle Alpi stanno arretrando a un ritmo senza precedenti. Dal 1962 a oggi, l'Italia ha perso una superficie glaciale pari a quella del Lago Maggiore. Il Ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, si è ridotto di oltre due chilometri di lunghezza, frammentandosi in più corpi separati.
Guglielmina Diolaiuti, glaciologa dell'Università di Milano, insieme ad altri ricercatori tra cui Antonella Senese, monitora questi cambiamenti con dati scientifici che raccontano una realtà sempre più chiara: il ghiaccio sta scomparendo, e con esso un intero ecosistema.
"Abbiamo a disposizione una lunga serie di dati preziosi che meritano di essere valorizzati", racconta Diolaiuti. "Grazie agli strumenti di monitoraggio, possiamo misurare ogni anno quanto il ghiacciaio perde, ma è diventato sempre più difficile raggiungere le stazioni: la fusione ci costringe a spostarle sempre più in alto."
"Il ghiacciaio ci parla con i numeri, con il rumore dell'acqua che scorre dove prima c'era solo silenzio. Sta cambiando, e ci chiede di cambiare con lui", aggiunge Senese.
Dove un tempo si estendeva una lingua di ghiaccio compatta, oggi la roccia nuda emerge, scolpita dall'acqua che scorre. "Ogni metro di roccia che riemerge è un pezzo di ghiaccio che non tornerà. E questo lo vediamo, lo tocchiamo con mano", spiega ancora Diolaiuti.
I torrenti che nascono dal ghiacciaio portano con sé il suo passato, ma pongono un interrogativo sul futuro: quanto ancora potrà resistere?

UN SENTIERO TRA PASSATO E FUTURO
Nel cuore delle Alpi, un nuovo progetto nato grazie alla collaborazione tra enti di ricerca, associazioni e realtà del territorio locale, sta cercando di rispondere a questa domanda. Il Sentiero Glaciologico Stoppani -Desio, che sarà presto inaugurato, offrirà ai visitatori uno sguardo diretto sulla trasformazione del Ghiacciaio dei Forni. Lungo il percorso, pannelli informativi e QR code permetteranno di accedere a contenuti interattivi e aggiornamenti in tempo reale sulle condizioni del ghiacciaio. Non è solo un sentiero: è un racconto in cammino, un modo per comprendere meglio un fenomeno che riguarda tutti.
"Ogni volta che torno su un ghiacciaio, lo trovo cambiato", dice Diolaiuti. "Sappiamo che non durerà per sempre e questo rende ogni spedizione ancora più significativa".
Il cambiamento è inevitabile, ma la conoscenza e la consapevolezza possono aiutarci a prendercene cura prima che sia troppo tardi.
L'IMPEGNO DI LEVISSIMA: DARE VOCE AI GHIACCIAI
"La ricerca è lo strumento più potente che abbiamo per decifrare questa trasformazione: solo così possiamo dare un significato a ciò che sta accadendo", sottolineano le glaciologhe.
"Capire è il primo passo per prendersi cura, prima che sia troppo tardi."
Per questo, Levissima ha scelto di essere parte di questa missione, sostenendo progetti di tutela e studio dei ghiacciai. L'obiettivo è chiaro: non limitarsi a osservare il cambiamento, ma agire per comprenderlo e comunicarlo. Dalla prima stazione meteorologica automatica in Alta Valtellina (nel 2005 e tuttora in funzione) al monitoraggio del Ghiacciaio dei Forni (dal 2008), allo studio della variabilità dell'innevamento (2010), del permafrost (2012) e della glacio- idrologia del gruppo Dosdè-Piazzi (dal 2009), fino al supporto alla realizzazione del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani (nel 2015), il contributo di Levissima si traduce in strumenti, dati e risorse che permettono ai ricercatori di osservare da vicino una realtà in continua trasformazione.
In questo modo, gli esperti riescono a dare voce ai ghiacciai, rendendo accessibili a tutti le storie che il ghiaccio ha da raccontare.
Perché i ghiacciai non parlano con le parole, ma con le tracce che lasciano nel tempo: bolle d'aria intrappolate, strati di neve accumulati nei secoli, minerali portati dal vento. E oggi, quei segni ci raccontano che il tempo sta scadendo.
UNA FINE CHE DIVENTA INIZIO
Chiunque sia stato su un ghiacciaio sa che lì, tra il bianco abbagliante e i profondi crepacci, si percepisce qualcosa di ancestrale. È un equilibrio delicato tra potenza e fragilità. Ma oggi, questo equilibrio si sta spezzando. Il ghiaccio si ritira, l'acqua scorre via, e ciò che affiora non è solo la roccia nuda del passato, ma la responsabilità del presente.
Eppure, dove il ghiaccio si ritira, la ricerca avanza. Ogni dato raccolto, ogni stazione mantenuta, ogni camminata sul campo è una possibilità in più per capire, provare a proteggere, agire.
E come ricordano le glaciologhe: "Anche quando il ghiaccio si ritira, resta qualcosa che possiamo fare. E finché possiamo farlo, abbiamo un motivo per restare in cammino".



