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IN MONTAGNA

Ghiacciai d'Italia: quali sono i più grandi

Silenziosi, imponenti, millenari. I ghiacciai alpini sono tra le meraviglie naturali più affascinanti e fragili del nostro Paese. Veri e propri archivi di storia climatica, modellano il paesaggio, alimentano fiumi e regolano gli equilibri dell’ecosistema montano. In questo approfondimento scopriremo quali sono i principali ghiacciai delle Alpi italiane, quali caratteristiche li rendono unici e perché oggi più che mai è fondamentale conoscerli e proteggerli

Un viaggio nella bellezza della montagna che parla anche di futuro, sostenibilità e rigenerazione.

Cosa sono i ghiacciai alpini e perché sono importanti

I ghiacciai sono grandi masse di neve e ghiaccio che si formano in alta quota, dove le temperature restano per lungo tempo sotto lo zero. I ghiacciai alpini, in particolare, si sviluppano sulle Alpi, la catena montuosa che attraversa il Nord Italia da ovest a est. Si originano grazie all’accumulo di neve che, compressa nel tempo, si trasforma in ghiaccio compatto. Il ghiacciaio scorre lentamente verso valle, modificando il paesaggio attraverso l’erosione, il trasporto e la sedimentazione dei materiali.

La loro importanza va ben oltre il fascino paesaggistico. I ghiacciai sono riserve naturali d’acqua dolce e svolgono un ruolo chiave nella regolazione del ciclo idrologico. Durante i mesi estivi, quando la neve si scioglie, rilasciano acqua che alimenta torrenti, laghi e falde, sostenendo la biodiversità e l’agricoltura. Sono inoltre indicatori sensibili dei cambiamenti climatici: il loro ritiro è uno dei segnali più evidenti del riscaldamento globale in atto.

Il ghiacciaio più grande d’Italia

Tra i numerosi ghiacciai presenti lungo l’arco alpino, il ghiacciaio più grande d’Italia è quello dei Forni. Si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio, in Lombardia, ed è una delle aree glaciali più estese dell’intera catena alpina. La sua superficie attuale è di circa 11 chilometri quadrati, ma in passato era molto più vasta: negli ultimi decenni ha subito un rapido arretramento, perdendo volume e superficie a causa dell’aumento delle temperature.
Il ghiacciaio dei Forni è anche uno dei più studiati

È spesso utilizzato come laboratorio a cielo aperto per monitorare l’evoluzione climatica e per sensibilizzare sull’importanza della tutela ambientale. Percorsi escursionistici e pannelli informativi permettono a escursionisti e visitatori di avvicinarsi al ghiaccio in sicurezza, osservandone da vicino le trasformazioni.

Accanto ai Forni, un altro ghiacciaio imponente è quello del Miage, in Valle d’Aosta, noto per il suo colore grigiastro dovuto ai detriti che ricoprono la superficie. Anch’esso è un prezioso testimone del clima e del tempo, oltre a essere uno dei più affascinanti da esplorare in estate.

Dove si trovano i principali ghiacciai alpini

I ghiacciai alpini sono distribuiti lungo l’intero arco alpino italiano, con una concentrazione particolare nelle regioni settentrionali: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Alcuni si trovano in aree protette, come parchi naturali e riserve, proprio per la loro rilevanza ecologica e scientifica.

Tra i ghiacciai più noti della Valle d’Aosta troviamo il ghiacciaio della Brenva, ai piedi del Monte Bianco, e quello del Rutor, sopra La Thuile. Entrambi offrono scenari spettacolari e sono meta di escursioni e spedizioni alpinistiche. In Piemonte si distinguono il ghiacciaio del Monte Rosa, il secondo massiccio più alto delle Alpi dopo il Monte Bianco, e il ghiacciaio di Ciardoney, nel Parco del Gran Paradiso.

Scendendo verso est, il Trentino-Alto Adige ospita il ghiacciaio della Marmolada, conosciuto anche come “la Regina delle Dolomiti”. Nonostante le sue dimensioni siano in forte riduzione, resta un punto di riferimento per alpinisti, studiosi e appassionati di montagna. In Veneto e in Friuli-Venezia Giulia i ghiacciai sono meno estesi, ma rappresentano comunque un patrimonio naturale da preservare.

Focus sui ghiacciai lombardi

I ghiacciai lombardi costituiscono una parte significativa del paesaggio alpino della regione. Oltre al già citato ghiacciaio dei Forni, nella zona dell’Ortles-Cevedale, troviamo il ghiacciaio di Dosdè, in Val Viola, e quello dell’Adamello, tra le province di Brescia e Trento. Quest’ultimo è uno dei più estesi del Paese, seppur anch’esso in fase di arretramento.

La Lombardia si conferma così una delle regioni italiane più glacializzate, con decine di piccoli e medi ghiacciai distribuiti tra Valtellina, Valcamonica e alta Val Seriana. Sono luoghi che conservano un equilibrio fragile, ma che offrono anche grandi possibilità per la sensibilizzazione e la promozione di un turismo consapevole, attento ai cambiamenti e rispettoso della montagna.

Le caratteristiche principali dei ghiacciai alpini

I ghiacciai possono essere classificati in base alla loro forma, posizione e comportamento. Quelli alpini sono in gran parte di tipo vallivo: si sviluppano lungo le valli montane, seguendo la morfologia del terreno. Hanno una lingua glaciale che si estende verso valle e bacini di accumulo in quota, dove si origina il ghiaccio.

Tra le caratteristiche più interessanti dei ghiacciai alpini troviamo la presenza di crepacci, seracchi e morene. I crepacci sono fratture nella superficie del ghiaccio, causate dal movimento differenziato della massa glaciale. I seracchi sono torri di ghiaccio instabile, che rendono alcune zone particolarmente pericolose per l’escursionismo. Le morene, infine, sono accumuli di detriti rocciosi trasportati dal ghiacciaio, testimonianza della sua azione modellante.

Un altro aspetto distintivo è la dinamica stagionale: durante l’estate, il ghiaccio si scioglie parzialmente, mentre in inverno si accumula nuova neve. Questo ciclo è essenziale per l’equilibrio del ghiacciaio. Tuttavia, il riscaldamento globale sta alterando questi ritmi naturali, con conseguenze che possono impattare anche a valle, nei territori abitati.

La sfida della conservazione

Negli ultimi decenni, i ghiacciai italiani hanno perso in media oltre il 30% della loro superficie. Il fenomeno del ritiro glaciale è legato principalmente all’aumento delle temperature e alla riduzione delle nevicate. Questo impone una riflessione urgente sulla tutela degli ecosistemi montani e sulla necessità di interventi concreti per contrastare i cambiamenti climatici.

Conservare i ghiacciai non significa bloccare un processo naturale, ma rallentare la corsa del riscaldamento globale. Significa anche promuovere una cultura del rispetto per l’ambiente, per la montagna e per le generazioni future. Educazione ambientale, turismo sostenibile, ricerca scientifica e piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza.

Levissima supporta i glaciologi dell’Università degli Studi di Milano nel monitoraggio dei ghiacciai italiani, finanziando spedizioni in alta quota e fornendo attrezzature all’avanguardia per lo studio di questi "termometri del pianeta." Scopri questo nostro progetto e tutti gli altri ed entra nella community!